<<Adesso fai silenzio!>> esclamò nervoso Carlo a Marta, seduta accanto a lui. L’uomo guidava nervosamente in quella stretta stradina di campagna ed era stanco di sentire la voce della donna al suo fianco; parole di rimprovero fastidiosamente condite dallo stridere dei tergicristallo sul vetro.
I lampi rischiaravano il panorama tutt’intorno e rendevano un pò più agevole il percorso in quella buia notte bagnata da una pioggia battente.
Gli occhi di Carlo erano fissi sulla strada, ma con la mente ripensava a quanto accaduto pochi minuti prima.
Una cena, nella villa di campagna del Commendatore; uno di quegli appuntamenti tanto fastidiosi quanto importanti per chi vuole far carriera.
Carlo aveva ricevuto il tanto atteso invito quando ormai non ci sperava quasi più. Sapeva che essere presenti significava far parte dell’elite di persone che avrebbero ambito a ricoprire il ruolo di responsabile vendite dell’azienda e lui, quell’incarico, lo voleva a tutti i costi.
Alla cena erano presenti in pochi. Oltre a Carlo e alla sua compagna Marta, c’era Peter, “il tedesco”, “l’anziano” Michele, Linda la provocante impiegata dell’ufficio contabilità, e Ruggero l’addetto al marketing. Durante l’aperitivo, Carlo li aveva studiati per bene. Chi era il più pericoloso fra tutti? Chi avrebbe potuto soffiargli la desiderata mansione?
Fu un susseguirsi di finti sorrisi e false attestazioni di stima. Come in un gioco di strategia, ogni giocatore faceva sapientemente le proprie mosse. Gli unici ad essere a proprio agio erano i padroni di casa: il Commendatore e la sua giovane moglie Lisa. Carlo l’aveva ammirata in tutta la sua bellezza. Il lungo abito rosso che tratteneva con difficoltà le sue morbide forme non la faceva certo passare inosservata ed i mossi capelli nero corvino rendevano quella splendida visione ancora più intrigante. Volarono sguardi tra i due, così come tra la gelosa Marta e l’ambizioso compagno…
A tavola Carlo fissava i commensali. Di chi avrebbe dovuto aver paura? Il giovane tedesco ossessivamente attaccato al lavoro? Il dipendente “anziano” che aveva passato gran parte della sua vita lavorativa al servizio dell’azienda? Linda ed i suoi atteggiamenti volgari? Il giovane esperto di marketing?
Andò per esclusione. Michele aveva ancora poco da dare all’azienda. Tra pochi anni sarebbe andato in pensione e non sarebbe stato certo lui il “cavallo” su cui puntare per il prossimo futuro! La prorompente Linda non aveva le competenze per poter ambire a quel lavoro. Cercava di sopperire con le lusinghe ma i Commendatore non sembrava il tipo di uomo da cadere in certi tranelli. Peter no. Troppo concentrato sul lavoro e troppo estraneo alla vita dell’azienda nel suo insieme. Non restava che Ruggero…
Carlo era felice delle conclusioni a cui era arrivato. Sapeva di essere ad un passo dal traguardo. La tensione stava calando complice, anche, l’ennesimo bicchiere di vino riempito dalla piacevole Lisa seduta al suo fianco. Ormai era certo di essere lui il prescento; nessuno lo avrebbe potuto fermare.
Non aveva fatto i conti, però, con l’accecante gelosia della sua compagna. Con uno scatto Marta si alzò e versò, di getto, il vino contenuto nel suo bicchiere addosso a Carlo. <<Voglio vedere quando la smetti di fare il cretino con questa qui!>> esclamò stizzita prima di allontanarsi dal tavolo velocemente.
Tra i commensali calò un imbarazzante silenzio.
<<Chiedo scusa… Forse e meglio che continuiate senza di noi>> esclamò con un filo di voce Carlo con la testa china.
Marta aveva già preso il cappotto ed era uscita dalla casa. Lui la raggiunse subito.
<<Ma sei pazza? Cosa ti passa per la testa?>> urlò inferocito l’uomo. Lei, ferita nell’orgoglio, riversava parole di rabbia al suo compagno mentre entrava velocemente nell’auto. Dentro l’abitacolo della piccola monovolume Marta vomitava parole di accusa verso Carlo il quale, messosi alla guida, non riusciva a fare altro che pensare alla brutta figura fatta con il Commendatore ed al quasi certo addio a quell’incarico di lavoro tanto desiderato. Nella sua testa ripeteva la frase <<come ha potuto farmi questo?>>, mentre la sua compagna continuava il suo monologo fatto di insulti e rimproveri.
<<Adesso fai silenzio!>> esclamò Carlo. Ma il continuo blaterare della donna ed il “rumore” dei suoi pensieri resero quegli istanti insopportabili.
L’uomo accese la radio. Una vecchia canzone degli anni settanta coprì in parte la voce di lei, i suoi pensieri e lo stridere dei tergicristallo sul vetro.
Poi una curva stretta, la fangosa strada di campagna, l’inutile frenata dell’auto che procedeva ad un’andatura sostenuta… Una, due giravolte.
Si ritrovarono a testa in giù.
Carlo, riuscì ad aprire gli occhi mentre il suo respiro diventava sempre più affannoso.
Marta, accanto a lui, con una profonda ferita alla testa, lo fissava in silenzio con i suoi occhi assenti. Uno sguardo senza vita.
Anche l’uomo sgranò gli occhi…
La vecchia canzone degli anni settanta coprì gli ultimi rantoli dell’uomo.
Poi, il silenzio.
Cosa ne pensi?