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Capitano, mio capitano.

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Qual’è il valore di quei colori e quello stemma che vedete in foto?
La casalinga Maria, lontana dalle vicende del mondo pallonaro, darà poca importanza a quel simbolo.
Il politico in cerca di foto ruffiane, vedrà in esso la possibilità di elemosinare consensi.

Ma per il tifoso, quello vero, questi colori sono tutto. Sono sacri.

Per il tifoso catanese questi colori sono storia, sofferenza, tradizione, sacrifici, amore per la propria città, appartenenza.

Il tifoso catanese ha impressi nel cuore quei colori associandoli, di volta in volta, ai volti dei calciatori che ne hanno onorato la storia.
Il rosso è l’azzurro sono i colori dominanti di una diapositiva sbiadita che ricorda gli spareggi di Roma, sono le tinte sul cappellino dell’anziano che mangia “calia e simenza” seduto sui gradoni dello stadio. Sono i colori della gente festante in Piazza Europa, dei tifosi presenti a Taranto come a Gangi.

Rosso e azzurro intriso d’acqua come nel 2 a 2 di Orazio Russo contro il Vicenza sotto il temporale.
Colori che resteranno indelebili nel cuore di un ragazzotto nipponico che segna al suo esordio in serie A.
Tinte cromatiche che hanno fatto il giro del mondo come quando 10.000 persone gridavano a squarciagola nonostante un’umiliante 7 a 0, o quando uno scugnizzo siciliano segnava da centrocampo in un derby.

Sono il fuoco ed il mare. Sono la nostra terra. La stessa che obbliga i suoi figli a cercare fortuna altrove e forse proprio per questo cuciti nel cuore di chi si allontana da Catania.

Rappresentano l’opportunità di evadere per due ore, ogni domenica, dall’amara quotidianità che viviamo.

Tutto questo rappresentano quei due colori.

Ma essi non hanno un volto. I tifosi non riescono ad immaginare i propri beniamini in abiti civili, mentre fanno la spesa o sono al parco con i propri figli. No. Proprio non possono. Manca, Fini, Zeoli, Baronchelli, Monaco, Spinesi, Martinez, Mascara, li ricordiamo mentre indossano quei colori. Fanno parte della storia del Catania e di Catania. Abbiamo in mente i loro volti con quella maglietta. Non ce nulla da fare.

Quella maglia non è una semplice stoffa colorata. Quella maglia ha un valore e va conquistata. Meritata.
Ci sono persone che per quella maglia hanno fatto sacrifici. C’è chi è morto per quei colori!

Quella maglia è per chi sa cosa significa essere catanese, vivere a Catania con i suoi incredibili pregi e innumerevoli difetti.

Sono semplicemente il rosso, l’azzurro, un elefante e un vecchio pallone.

Nessuno deve permettersi di speculare su ciò che questi colori rappresentano. Sarebbe una mancanza di rispetto verso i catanesi, tutti!

Nessuno può cercare copertine accanto al politico di turno lucrando sulla fede delle persone.

Nessuno può toccare indegnamente quella maglia soprattutto se il politico di turno ha da sempre odiato la nostra terra e i suoi abitanti.

La memoria storica è importante!
Se ricordate il carosello di auto dell’82 non potete non ricordare il ragazzotto padano che incitava l’Etna a “lavarci” via tutti… E’ successo decenni dopo gli spareggi di Roma, come avete potuto dimenticare?

Che grasse risate si starà facendo il “Capitano” nella sua suite a cinque stelle, mentre pensa ai suoi discepoli meridionali che lo osannano.
Chissà cosa penserà guardando la nostra gloriosa maglia. Ammesso che non l’abbia già buttata…

 

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