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Il silenzio del bosco

Inutile pensare di chi sia la colpa e da quale parte stia la ragione…
Anche quella volta, come del resto accadeva da ormai tanto, troppo tempo, una normale chiacchierata si era trasformata in un’animata discussione. Volarono battute al veleno, che presto diventarono accusse esplicite che celavano rancori mai sopiti.
Anche quella volta Salvo uscì dalla stanza sbattendo forte la porta… Che senso avrebbe avuto continuare una discussione sterile il cui risultato sarebbe stato sempre lo stesso: urla, sguardi di fuoco e nessuna volontà reciproca di ammettere i propri sbagli…

<<Fottiti!>> è quello che gli uscì dalla bocca mentre scendeva per le scale, ma altro avrebbe voluto dire a Silvia, tanto bella quanto testarda… E dire che il giorno in cui la conobbe, dieci anni fa, apprezzò il suo carattere forte e deciso; quella sua sicurezza nel porgersi alla vita. Era diversa dalle altre che aveva conosciuto. Le chiamava ragazze-soprammobile… Belle da vedere, da possedere, da mostrare… ma senza carattere.

Ma in Silvia si nascondeva tanta dolcezza. Questo Salvo lo sapeva. Mentre accendeva il motore della sua potente auto ripensava ai momenti felici insieme. I primi incontri, le carezze, i sorrisi spontanei e quelli finti che aveva imparato a conoscere ed amare. La gioia dipinta nel suo volto il giorno in cui gli annunciò di essere rimasta incinta… Aveva il viso rigato di lacrime… lacrime di gioia!
Lacrime che 5 mesi dopo divennero di rabbia e tristezza quando perse il bambino che portava in grembo…

Quel giorno pioveva. Il cielo cupo ed un vento gelido dovevano essergli entrati dentro rendendo il suo cuore altrettanto cupo e gelido. Da quel giorno non fu più la stessa…

Salvo percorreva i numerosi tornanti a velocità sostenuta e nella sua mente si alternavano rabbia e tristezza.
A pochi chilometri da casa c’era un bosco. Era li che andava quando aveva voglia di restare solo. E quel posto, spesso, troppo spesso ormai, era diventato il suo rifugio.

Arrivò li in pochi minuti, spense il motore e scese dall’auto.
Il tempo di asciugarsi le lacrime ed il suo viso venne “investito” da un’aria frizzante che gli entrò di prepotenza nei polmoni. Respirò e sospirò forte.
Mentre si addentrava nel bosco, sentiva sempre più forte l’odore della terra bagnata. Un odore che aveva imparato ad apprezzare nelle lunghe passeggiate degli ultimi mesi… Anche il dolce rumore dei rami secchi calpestati lo faceva sentire a casa… Quella casa in cui ormai sentiva un gran freddo…

Si sedette su un tronco a fissare il vuoto. L’assordante silenzio che lo circondava strideva con le voci che si rincorrevano nella sua testa… Le urla di Silvia e quella frase continuamente ripetuta: <<TU NON PUOI CAPIRE!>>

Forse era vero, non poteva capire il dolore di una madre.
Pianse.
Pianse e urlò forte.

Era arrivato il momento di tornare a casa. Silvia aveva bisogno di lui.
L’avrebbe trovata a letto, con gli occhi gonfi ed il fazzoletto in mano.
L’avrebbe stretta forte, come accadeva dopo ogni litigio.

Spesso, troppo spesso…

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